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Categorie: Altri Rally
TANTE EMOZIONI AL RALLYE MONTE-CARLO HISTORIQUE 2025
9 Febbraio 2025
Redazione
Scritto da: Tiziano Topini
Quando appresi che il Rallye Monte-Carlo Historique, una delle gare di regolarità più severe, sarebbe partito da Torino, non riuscivo a credere ai miei occhi. L’avevo letto di sfuggita sul mio telefono, eppure la notizia mi fece battere il cuore più forte. Dopo l’insolita edizione del 2023 a Torino e la conferma (purtroppo) dell’edizione 2024 a Milano, il rally storico avrebbe preso il via per il 2025 proprio dalla città sabauda il 29 gennaio. Partii subito in quinta, scrutando il sito dell’Automobile Club de Monaco, quindi inviai una e-mail alla redazione, chiedendo: “Si può fare qualcosa? Potrebbe essere utile? Sarebbe possibile ottenere un accredito per il rally?” Se la risposta fosse stata positiva, sarebbe stata la mia prima volta “dall’altra parte”. E così, sì, è stata la mia prima esperienza a un evento di tale portata.
L’accredito fu confermato, e non rimaneva che aspettare i giorni che sembravano non passare mai. Finalmente, il 30 gennaio arrivò. (Lo so, ho saltato il 29, ma quel giorno fu piuttosto piatto: oltre al tesserino, il parco auto si sarebbe riempito solo verso sera). Torniamo al 30, il giorno fatidico. Un carosello di vetture si snodava nella “piazzetta reale”, proprio di fronte all’omonimo palazzo che fu residenza dei Savoia. Con mia grande sorpresa, appena entrato, mi sono trovato circondato da numerose Lancia Fulvia, Delta stradali, Delta HF e S4, tutte pronte a fare da staffetta per il breve percorso che avrebbe preceduto le auto da gara. Un po’ di sano orgoglio italiano.
Mi aggiro tra le vetture, scatto qualche foto e prendo nota di quelle più particolari. Una Renault 5 Alpine giallo-arancio attira la mia attenzione. Nonostante fosse ignorata da molti, secondo me avrebbe meritato più considerazione. Poi vedo due 131 Abarth Rally: una con livrea Alitalia, dotata di gomme sottili, ideali per neve o sterrato, e l’altra con la livrea Olio Fiat, equipaggiata con pneumatici da asfalto. Ma la prima mi cattura particolarmente, soprattutto per il portapacchi che ospita delle gomme chiodate. “Posso fare una foto all’interno?” Chiedo. “Certo, apri pure”, risponde il proprietario. L’otturatore della mia Nikon scatta tre volte. Gli interni delle vetture da rally, per me, sono a volte persino più affascinanti delle auto stesse. Mi ricordano gli aerei: spogli, essenziali. Quegli indicatori sulla plancia nera, le levette, le luci, e… “Caspita, quanto è piccolo il volante”. Forse per molti è una cosa scontata, ma per me è sempre come la prima volta.
Continuo il mio giro e mi fermo davanti a una Stratos blu notte. Scopro che il proprietario l’ha acquistata in Belgio e che quel modello fu di un team privato che partecipò anche ai campionati americani. Che storia! Mi avvicino poi alle Delta HF, dove incontro il gotha del rallismo italiano, coloro che hanno scritto la storia della Lancia nei rally e non solo. Uno di questi è Giovanni Baldi, uno dei due gemelli (recuperatevi l’intervista fatta da Davide Cironi), una persona squisita, simpatica e ancora piena di energia. Mi presento e gli chiedo se posso fare un’intervista. Lui scherza, ridiamo, poi la pianifichiamo. “Vieni, ti presento qualcuno. Quel “ragazzo” è Vittorio Roberti, ha lavorato sui telai in Abarth, lui è Martinetto, motorista, poi c’è Giuseppe, anche lui ha lavorato con noi. Qui c’è gente vera e sincera, puoi fare tutte le interviste che vuoi”. Ero completamente stordito dai nomi che mi stavo trovando davanti. Ho fatto qualche intervista, ma con altri ho preferito fare solo due chiacchiere a microfoni spenti, perché a volte certi racconti vanno semplicemente tramandati.
La sera scende, la piazza è illuminata dai lampioni, le auto accendono i fari una a una, come se fossero alberi di Natale. Il vocìo della folla si acquieta, mentre le vetture si preparano a partire. I motori borbottano, i piloti, rannicchiati nei loro abitacoli, premono sul gas, le marmitte vibrano, nuvole di fumo escono dagli scarichi, singoli e doppi, di ogni forma e colore. Mi avvicino al motorista che lavorò in Lancia. Lui faceva la staffetta su una Fulvia 1300 HF, piccolina e color amaranto. Gli chiedo se può dare un colpo di gas mentre riprendo la vettura da dietro, e lui accetta con piacere. Il suono è metallico, secco, grezzo. Poi mi sposto verso le vetture del Gruppo B e A. L’atmosfera è elettrica, e man mano che mi avvicino, sento il caratteristico lamento del 4 cilindri della S4, un suono acuto e potente, che sembra quello di un gatto in agguato, pronto a lanciarsi all’attacco. I piloti (tra cui uno dei fratelli Baldi) danno dei colpi di gas, i motori salgono di giri, e l’aria è pervasa dall’odore pungente di benzina.
Arrivo alla rampa di partenza, mostro il pass e riesco a superare “la barriera umana” che si è formata intorno alle transenne. Mi posiziono vicino alla rampa, il primo a partire è il presidente ACI, Angelo Sticchi Damiani, a bordo di una 124 Abarth nero-celeste, accompagnato dalla S4 Martini Ufficiale condotta da Giovanni Baldi. Segue una Fulvia 1600, con i faretti montati davanti, poi la Renault 5 e molte altre. Faccio qualche video e qualche altra ripresa al volo, mentre le vetture si preparano a partire per il lungo viaggio verso Monte-Carlo. Alla fine, mi avvio a piedi verso casa, stanco ma felice di aver avuto, nel mio piccolo, l’opportunità di documentare e vivere questo evento. Ma… non sarebbe fantastico se ogni anno partisse da Torino? Che cavolo!
Credit: Tiziano Topini