
Categorie: Campionati Mondiali
SILENZIO STAMPA DA PARTE DEGLI EQUIPAGGI IN KENYA
13 Aprile 2025
Redazione
Credit: Tiziano Topini
Se non fosse stato per le voci ovattate dei telecronisti, il 73° Safari Rally del Kenya (20-23 marzo, Naivasha) si sarebbe chiuso nel silenzio assoluto, come una pellicola muta d’altri tempi. Nessuna dichiarazione, nessuna polemica, solo il rombo dei motori e il fruscio della polvere africana. I piloti? Bocche cucite. I co-piloti? Idem. Una quiete sospesa, non per disinteresse, ma per protesta. Silenziosa, sì, ma eloquente.
Tutto è cominciato a Umeå, un mese prima, al 72° Rally di Svezia (13-16 febbraio). Adrien Fourmaux, alfiere della Hyundai Motorsport WRT, si lascia scappare un’esclamazione colorita. Un lampo, una parolaccia, una bestemmia mediatica. La risposta della FIA? 10.000 euro di multa. Da lì, il bavaglio: nuove regole, nuovi filtri, dizionario ridotto all’essenziale.
Ma il termometro era già caldo. Sébastien Ogier era stato stangato la stagione scorsa con 30.000 euro di multa per aver osato criticare gli orari del 68° Acropolis Rally (5-8 settembre, Lamia). Un affronto. Una reazione considerata eccessiva da molti. Eppure, silenzio. Quello vero, stavolta.
Ott Tänak, sempre pungente ma finora illeso, ha detto la sua dopo il Kenya: “Non è una guerra. Non è una rivolta. È solo che non ci sentiamo liberi di parlare. Questo è tutto”. Niente slogan, niente urla. Solo un vuoto sonoro che parla da sé. Intanto il paddock mormora: la FIA avrebbe captato il messaggio e starebbe valutando un dialogo con i piloti. Una tregua? Una revisione? Il tempo lo dirà. Per ora, i microfoni restano accesi… Ma nessuno parla. E questo, forse, dice più di mille parole.
Credit: Hyundai Motorsport WRT (X)