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RALLY DI MONTE-CARLO TRA STORIA E INNOVAZIONE

3 Febbraio 2025

Redazione

Scritto da: Marco Amabile

Ci sono storie che non tramontano mai, come quelle cantate da Venditti, che compiono giri immensi e poi ritornano, per entrare nel cuore e rimanerci per sempre. Questa è la storia del Rally di Monte-Carlo, o, come la tradizione vuole, “Rallye Automobile Monte-Carlo”: una storia fatta di eventi che si sono susseguiti nel tempo e che hanno contribuito a creare l’affascinante sfida di rally che ogni anno si svolge tra le anguste stradine dell’entroterra monegasco e le Alpi Marittime.

STORIA DELLA GARA

Proprio in questo scenario naturalmente incantevole, il Rally di Monte-Carlo ha trovato la sua casa ideale. Inoltre, se guardiamo indietro nel tempo, scopriamo che il 1911, l’anno della sua nascita, contiene una triade di uno che nella numerologia spirituale può riferirsi a stati di intenzione e connessione con un mondo ultraterreno, fautore di simboli che suggeriscono la continuazione del percorso intrapreso. Questo, almeno, è quello che sono riuscito a scovare tra le varie consultazioni online e, forse, è ciò a cui deve aver pensato Albert Honoré Charles Grimaldi de Monaco, passato alla storia come Alberto I di Monte-Carlo, il principe che inaugurò l’evento.

Ma in realtà, l’idea di dare vita al rally monegasco nacque soprattutto dalla volontà del principe erudito di attrarre un numero sempre maggiore di turisti verso il favoloso promontorio roccioso che affaccia direttamente sul Mar Ligure. Tale desiderio scaturì da uno scarso numero di visitatori durante i periodi invernali. È questo il motivo principale che indusse gli organizzatori dell’Automobile Club de Monaco ad allestire la gara proprio durante il mese di gennaio e, da allora, tale abitudine è rimasta intatta.

Tant’è che, ogni anno, a partire dal gennaio del 1973, anno in cui l’evento venne inserito all’interno del WRC, il “Rallye di Monte-Carlo” svolge la funzione di apripista al campionato del mondo di rally, eccezion fatta per il lungo stop che avvenne a cavallo tra il 2008 e il 2012. Durante questo periodo, l’affascinante gara slittò momentaneamente nell’International Rally Challenge (IRC), a causa di una mancanza di fondi necessari per il suo svolgimento.

CARATTERISTICHE PRINCIPALI

Il Rally di Monte-Carlo 2025, che segna la sua 93esima edizione, presenta caratteristiche che lo rendono unico all’interno del panorama del motorsport. Una delle particolarità più interessanti riguarda l’utilizzo dei numeri di gara al posto delle targhe tradizionali. Ogni veicolo, infatti, viene identificato attraverso un adesivo con il numero di gara anziché il numero di targa classico. Questo perché, essendo le gare disputate interamente all’interno del Comune di Monaco, il codice della strada francese vieta l’uso delle placche tradizionali, comunemente applicate nel resto delle competizioni WRC.

Oltre a questa caratteristica distintiva, un ulteriore elemento che rende il torneo unico nel suo genere è rappresentato dalle condizioni climatiche. Ogni tappa, infatti, si svolge interamente nel mese di gennaio, quando le temperature possono scendere drasticamente e le condizioni dell’asfalto mutare in maniera significativa. Ed è proprio a causa di questi cambiamenti, talvolta repentini, che le prove speciali si trasformano in un susseguirsi frenetico, che lascia ai piloti poco margine d’organizzazione. Oltretutto, la mancanza di un grip adeguato delle gomme su terreni incerti può costituire il nemico numero uno per i partecipanti. Pertanto, una delle sfide principali nella preparazione alla gara risiede proprio nella scelta strategica delle mescole, che deve essere effettuata con attenzione prima dell’inizio del torneo.

Questa sfida tecnica si combina perfettamente con l’aspetto spettacolare del rally, che raggiunge il suo culmine nelle iconiche sfide notturne. Durante queste tappe, gli spettatori si riuniscono dando vita a momenti di pura suggestione e adrenalina, creando scenari mozzafiato che si fanno percepire in maniera appassionata anche da chi guarda da casa. Il tocco finale viene infine offerto dalla fusione dei tipici fumogeni rossi che illuminano le piste notturne e che si mescolano ai fari taglienti delle auto che sfrecciano a tutta velocità.

In questa edizione, in particolare, abbiamo assistito a 18 prove speciali per un totale di 348,3 cronometri, in un percorso complessivo di 1.629,37 chilometri. La partenza è avvenuta presso l’emblematico Place du Casino di Monte-Carlo da dove le 70 vetture da corsa, insieme a piloti, equipaggi e fan si sono dati appuntamento. Tra le tappe più emozionanti, non si può non menzionare la leggendaria scalata di Col de Turini che, anche durante questa edizione, ha preso parte alla Power Stage finale. Si tratta di un tratto di strada situato tra le Alpi Marittime francesi, a 1600 metri circa di altitudine sul livello del mare e che collega Lantosque a Sospello, in val Bevera, punto da cui è partita la gara. In questa tappa, le abilità dei piloti vengono messe a dura prova dall’alternarsi delle condizioni del terreno, che può passare da tratti completamente asciutti, a segmenti bagnati o addirittura ghiacciati.

Ultimo, ma non per importanza, è il punto di vista storico del rally monegasco, che dalla sua nascita ha svolto la funzione di elegante vetrina per auto, alcune delle quali rimangono tutt’oggi impresse nella memoria comune. Indimenticabili sono le imprese di Paddy Hopkirk che vinse negli anni Sessanta insieme alla sua Mini Cooper S color rosso fuoco. Spostandoci un po’ più in là, troviamo le vittorie del “Drago”, Sandro Munari e dell’ indimenticabile Lancia Stratos, che dal ’75 al ’77 dominò incontrastata questa competizione. E come dimenticare le gesta degli sfortunati Henri Toivonen e Sergio Cresto, che nel 1986, a bordo della mostruosa Lancia Delta S4, scrissero una tra le pagine memorabili della storia del Rally di Monte-Carlo, strappando una vittoria all’ultimo respiro, dopo oltre dieci ore di gara e con un distacco di soli quattro minuti. E poi, naturalmente, c’è il “Cannibale”, Sébastien Loeb, di cui abbiamo già parlato in un altro articolo precedente e che insieme alla sua Citroën Xsara vinse tre trofei consecutivi.

NOVITÀ IN VISTA DEL FUTURO

Le leggende di questo Rally sono infinite e, di certo, non possono essere citate tutte in queste poche righe. Ciò che si può provare a fare, invece, è sottolineare l’instancabile caparbietà di Sébastien Ogier che, anche quest’anno, ha portato a casa una vittoria per nulla scontata, allungando di fatto il suo bottino a dieci vittorie complessive nel Rally di Monte-Carlo. La classifica finale vede poi Evans e Fourmaux piazzarsi rispettivamente al secondo e al terzo posto, mentre il finlandese Rovanperä è riuscito ad agguantare solamente la quarta posizione. Fuori da qualsiasi podio, invece, il campione del mondo 2024 Thierry Neuville, che ha chiuso in sesta posizione.

In conclusione, il Rally monegasco rimane un’autentica vetrina d’eleganza del settore automotive, dove vetture nuove di zecca e tecnologie d’avanguardia vengono presentate e implementate. Fin dalla sua nascita, il torneo ha saputo attrarre diversi gruppi di costruttori desiderosi di testare i propri modelli in condizioni estreme, contribuendo così alla crescita e all’innovazione di questo ramo dell’industria automobilistica. Quest’anno, si è inoltre assistito a un cambio della guardia per quanto riguarda lo sponsor delle gomme da gara: Hankook si è assicurato il contratto per i prossimi tre anni del FIA World Rally Championship in tutte e tre le classi (WRC1, WRC2 e WRC3), sostituendo di fatto Pirelli.

Infine, anche in questa edizione le novità non si sono fatte attendere: oltre agli pneumatici da gara Hankook, è sicuramente l’abbandono definitivo della tecnologia ibrida ad aver attirato maggiormente l’attenzione. Le vetture Rally1 che hanno preso parte al mondiale di rally di quest’anno, in effetti, saranno alimentate interamente da motori endotermici. Tutto questo ha permesso una riduzione del peso complessivo dei veicoli e una leggera diminuzione delle prestazioni.

Dopo appena due anni, quindi, l’ente FIA ha deciso, in barba ai costruttori, di fare un passo indietro e tornare al motore termico turbo benzina. Di certo, non una vittoria per il mondo del rally, che aveva da poco introdotto le componenti elettriche all’interno del WRC (debutto Hyundai nel 2022). Tuttavia, questa scelta rappresenta anche una chiara manifestazione dei limiti di queste tecnologie, attualmente bloccate in un iter di innovazione che, quantomeno nel mondo delle corse, non ha ancora raggiunto il suo pieno potenziale.