Skip to main content
Categorie:

THIERRY SABINE E LA FOLLIA DELLA LEGGENDARIA DAKAR

19 Gennaio 2025

Redazione

Scritto da: Marco Amabile

Finisce così, tra esclusioni prestigiose e colpi di scena degni soltanto di uno dei tornei più elettrizzanti del panorama dei motori: la Dakar 2025. Molti sono gli eventi che hanno contraddistinto la storia della Dakar attuale, ma andiamo per ordine e proviamo ad analizzare le origini di questa gara leggendaria, che ogni anno non manca di appassionare milioni di tifosi sparsi ovunque.

Bisogna infatti sapere che il rally-raid più celebre al mondo nasce nel lontano 1978, quando il motore elettrico rappresentava ancora una sorta di utopia meccanicistica e i circuiti sui quali si disputavano le gare partivano ancora dalla cosiddetta “città dei lumi”. E, in effetti, il punto di partenza si trovava proprio nei pressi di un’area molto vasta del centro di Parigi, situata sulla riva destra del canale della Senna e che termina di fronte alla Torre Eiffel. Place du Trocadéro, così si chiama ancora oggi, fu il luogo d’incontro per i piloti che all’epoca decisero di prendere parte alla prima Parigi-Dakar e affrontare così una serie di prove tra le più impegnative che il mondo dei motori abbia mai concepito.

Reggere per migliaia di chilometri armati semplicemente di bussola e carta geografica, sulla route che portava dall’epicentro della città metropolitana francese fino a Dakar, in Senegal, sarebbe considerata oggigiorno come una sfida ai limiti della follia. Ed è proprio dalla follia di Thierry Sabine, pilota e leggenda francese del mondo del rally e dell’automobilismo, che scaturì l’idea di creare l’iconico torneo.

Sabine si perse tra le dune del deserto del Niger l’anno precedente all’invenzione del torneo, durante un rally che andava da Abidjan, Costa d’Avorio, fino a Nizza. Fu tratto in salvo solo tre giorni dopo aver vagato sotto il sole cocente del deserto Ténéré. Quell’esperienza lo segnò profondamente, al punto che, una volta tornato a casa, decise di realizzare il suo sogno e creare un evento in cui potessero partecipare il maggior numero di piloti possibile, attraverso un circuito che comprendesse alcuni tra i paesaggi più affascinanti e impegnativi del pianeta.

E così, il 26 dicembre del 1978, partirono da Parigi 182 partecipanti, divisi in tre categorie (auto, moto e camion), senza distinzione di classifica. All’arrivo, tuttavia, fecero capolino solo 74 dei veicoli partiti dalla città dell’amore, di cui quattro equipaggi italiani a bordo della storica Fiat Campagnola. Questo dato mette in luce le enormi difficoltà che gli iscritti al torneo dovettero affrontare. Le tappe furono in totale otto, quattro in meno di quelle attuali, ma i chilometri furono molti di più. Infatti, questa prima edizione si estese per un totale di 10.000 chilometri suddivisi tra Francia, Algeria, Niger, Mali, Burkina Faso e Senegal, mentre la Dakar contemporanea ne conta circa 2.000 in meno. Da allora, la Parigi-Dakar ha continuato ad accrescere la sua fama a livello internazionale.

Sebbene la sua reputazione sia già riconosciuta, desidero richiamare alcune delle vicende più emblematiche che hanno segnato la favola della Dakar, per restituire al lettore l’alone di mito che ancora oggi la caratterizza. Uno su tutti, è sicuramente la scomparsa del figlio dell’allora primo ministro del Regno Unito, Mark Thatcher, che nel 1982 si smarrì nel deserto del Sahara a bordo della sua Peugeot 504, per poi essere portato in salvo da un Hercules C-130 dell’aviazione militare algerina.

Meno fortunate, invece, furono le sorti a cui andarono incontro i due rallysti dell’edizione del 1986. In questa competizione, purtroppo, persero la vita l’italiano Giampaolo Marinoni, a causa di un grave incidente avvenuto tra le dune del deserto, e l’ideatore dell’evento, Thierry Sabine. Quest’ultimo, al momento del decesso si trovava a bordo di un elicottero assieme ad altre persone, quando una tempesta di sabbia travolse il velivolo facendolo precipitare rovinosamente nei pressi di una grande duna di sabbia. L’elicottero e i suoi passeggeri non ebbero alcuna via di scampo.

Questi fatti lasciarono il mondo dello sport in uno stato di forte shock e immenso dolore. Da quel momento in poi la Parigi-Dakar cambiò per sempre volto, avviando una lenta trasformazione delle sue caratteristiche più selvagge e, quindi, maggiormente rischiose, fino ad assumere linee più raffinate e sicuramente meno primitive, di quella che era la Parigi-Dakar delle origini.

Un torneo che ha subito cambiamenti importanti: dalle partenze dei tracciati costantemente modificate – basti ricordare gli anni disputati interamente in Sudamerica, o le varie partenze dalla città di Granada, rispettivamente nel 1995 e 1996 – fino allo stop avvenuto all’ultimo minuto in circostanze di interesse geopolitico. Nel 2008, per l’appunto, vennero uccisi quattro turisti francesi a Nouakchott, capitale della Mauritania, dove i partecipanti al torneo avrebbero dovuto correre. Gli assassini furono considerati membri dell’organizzazione terroristica di Al-Qaeda che in quel periodo era in ascesa nel Maghreb islamico. Tale avvenimento fece optare per la cancellazione in extremis dell’allora Lisbona-Dakar.

La storia della Parigi-Dakar si presenta quindi come un affascinante mosaico di eventi che hanno contribuito a modellare la sua immagine, trasformandola in un vero e proprio “totem” delle corse off-road. Ma giungiamo ora ai giorni nostri e alle novità che hanno riguardato da vicino la Dakar 2025.

La prima svolta inaspettata è arrivata alla seconda tappa, dove il vincitore dell’ultima stagione, Carlos Sainz di M-Sport Ford, è stato costretto ad abbandonare il torneo anzitempo a causa di un’esclusione decisa dall’ente FIA. Stessa sorte è toccata a un altro tra i papabili vincitori. Sébastien Loeb del Team Dacia ha dovuto cedere il passo durante la terza tappa, dopo che gli stewards FIA avevano riscontrato problemi al rollbar della sua Dacia Sandrider.

A farla da padrone è stato sicuramente il Team Toyota, che ha dominato per tutta la competizione, insieme ai suoi due piloti protagonisti: Henk Lategan a bordo della sua Toyota GR DKR Hilux EVO e Yazeed Al-Rajhi, con la sua Toyota Hilux Overdrive EVO. Tuttavia, i due contendenti hanno optato per due strategie totalmente opposte alla gara: mentre Lategan ha attaccato sin dall’inizio, mantenendo salda la vetta per buona parte del torneo, Al-Rajhi, insieme al suo co-pilota Timo Gottschalk, hanno ingaggiato un approccio più cauto, studiando le mosse dell’avversario da lontano. Nonostante Lategan fosse ritenuto il favorito per la vittoria, il ragazzo di origine saudita è comunque riuscito a strappare uno storico successo, regalando a sé e al suo paese (organizzatore dell’evento) la prima vittoria in assoluto.

Il nuovo campione in carica ha sfruttato la mancanza di esperienza sulle dune da parte del duo Lategan-Cummings, portando a casa un trionfo memorabile. I due, infatti, hanno registrato una differenza di soli 3 minuti e 57 secondi, uno dei margini di vittoria più ridotti della storia della Dakar e secondo solo al record assoluto dell’edizione del 2010.

La classifica finale vede Mattias Ekström di M-Sport Ford piazzarsi al terzo posto, mentre il cinque volte campione nella categoria auto, Nasser Al-Attiyah, è riuscito a raggiungere la quarta posizione  con un distacco di soli 3 minuti e 37 secondi.

In conclusione, il Rally Dakar continua a vantare milioni di sostenitori in tutto il mondo, mantenendo un fascino senza tempo. Nel corso degli anni, ha offerto a migliaia di ingegneri, meccanici, piloti e scuderie in generale l’opportunità di mettersi alla prova attraverso tecniche innovative e sperimentazioni d’avanguardia nel settore automobilistico, promuovendo tematiche di inclusione e sostenibilità ambientale, grazie all’introduzione delle diverse componenti elettriche a emissioni zero.

La Parigi-Dakar è e rimarrà per sempre la stella polare nel cielo notturno del motorsport, pronta a guidare i piloti delle generazioni attuali e future attraverso le pericolose dune dei deserti di tutto il mondo, fino all’approdo sulle rive del famoso Lago Rosa. Qui, l’eredità del sogno di Thierry Sabine e delle altre leggende della Dakar attenderà il prossimo vincitore.